Dopo una lunga eclisse, questo bellissimo oggetto sta tonando alla ribalta.
È il caso del vecchio toscanello, rivestito in erba palustre, capacità due litri, impiegato ad esempio, nell’esportazione, nella forma del toscanello strapeso, di vetro più resistente.
Meno usato invece quel fiasco, detto pulcianello, un tempo contenitore dei vini di Montepulciano.
La storia del fiasco toscano è molto antica. Già egiziani e fenici conoscevano l’arte di lavorare il vetro, tanto che più tardi, grazie ai commerci navali, gli etruschi introdussero in Toscana oggetti di vetro.
Nella seconda metà del Duecento nelle valli dell’Arno dell’Era e dell’Elsa si hanno le prime notizie di maestri vetrai e bicchierai, cosi erano chiamati soprattutto nel Trecento i vetrai toscani.
È nella metà del Quattrocento che nascono i fiascai, cioè quegli artigiani che rivestono i fiaschi della caratteristica erba sala, erba palustre rigogliosa introno all’Arno e alle paludi di Fucecchio.
Da allora in Toscana in fiasco divenne il vero se non unico contenitore per il vino tanto sulle tavole dei nobili che su quelle del popolo.
Dopo una lunga eclisse, questo bellissimo oggetto sta tonando alla ribalta.
È il caso del vecchio toscanello, rivestito in erba palustre, capacità due litri, impiegato ad esempio, nell’esportazione, nella forma del toscanello strapeso, di vetro più resistente.
Meno usato invece quel fiasco, detto pulcianello, un tempo contenitore dei vini di Montepulciano.
La storia del fiasco toscano è molto antica. Già egiziani e fenici conoscevano l’arte di lavorare il vetro, tanto che più tardi, grazie ai commerci navali, gli etruschi introdussero in Toscana oggetti di vetro.
Nella seconda metà del Duecento nelle valli dell’Arno dell’Era e dell’Elsa si hanno le prime notizie di maestri vetrai e bicchierai, cosi erano chiamati soprattutto nel Trecento i vetrai toscani.
È nella metà del Quattrocento che nascono i fiascai, cioè quegli artigiani che rivestono i fiaschi della caratteristica erba sala, erba palustre rigogliosa introno all’Arno e alle paludi di Fucecchio.
Da allora in Toscana in fiasco divenne il vero se non unico contenitore per il vino tanto sulle tavole dei nobili che su quelle del popolo.